Oltre che per la rilevanza primaria delle motivazioni etiche, la tutela della biodiversità è importante per i vari benefici che essa comporta, sia economici , sia ambientali, sia ecologici.
Per queste ragioni è in elaborazione, a livello internazionale e nei diversi Paesi del mondo, una strategia di salvaguardia della diversità biologica che interconnetta i differenti mezzi a disposizione e che, rovesciando la concezione della diversità come caratteristica da tutelare in 'santuari' e immune da manipolazioni, trova fondamento nella convinzione che la tutela della diversità passa anche attraverso utilizzazioni, appropriate e durature, per il benessere dell'umanità.
Ma come viene fatto ciò? I metodi per conservare la diversità biologica sono principalmente:
Per queste ragioni è in elaborazione, a livello internazionale e nei diversi Paesi del mondo, una strategia di salvaguardia della diversità biologica che interconnetta i differenti mezzi a disposizione e che, rovesciando la concezione della diversità come caratteristica da tutelare in 'santuari' e immune da manipolazioni, trova fondamento nella convinzione che la tutela della diversità passa anche attraverso utilizzazioni, appropriate e durature, per il benessere dell'umanità.
Ma come viene fatto ciò? I metodi per conservare la diversità biologica sono principalmente:
Conservazione
in situ ed ex situ
In situ
La politica di conservazione che tutela gli organismi nel proprio habitat naturale prende comunemente il nome di conservazione in situ. Questa modalità prevede la creazione di aree protette, quali parchi nazionali, parchi naturali, riserve ed altri tipi di aree. Tuttavia le aree protette, quando circondate da territori antropizzati e densamente popolati, sono come delle “isole” e, in quanto tali, vulnerabili. Per rispondere a questa esigenza di limitare gli effetti negativi della frammentazione, le modalità di conservazione in situ hanno subito un’evoluzione importante verso un’organizzazione sempre più articolata e complessa dei territori da tutelare, in modo da garantire la sopravvivenza delle comunità biologiche e dei processi ecologici.
Nel grafico si nota la crescita delle aree protette (marrone) e delle aree designate a diventare arre protette, esempio di conservazione in situ.
La politica di conservazione che tutela gli organismi nel proprio habitat naturale prende comunemente il nome di conservazione in situ. Questa modalità prevede la creazione di aree protette, quali parchi nazionali, parchi naturali, riserve ed altri tipi di aree. Tuttavia le aree protette, quando circondate da territori antropizzati e densamente popolati, sono come delle “isole” e, in quanto tali, vulnerabili. Per rispondere a questa esigenza di limitare gli effetti negativi della frammentazione, le modalità di conservazione in situ hanno subito un’evoluzione importante verso un’organizzazione sempre più articolata e complessa dei territori da tutelare, in modo da garantire la sopravvivenza delle comunità biologiche e dei processi ecologici.
Nel grafico si nota la crescita delle aree protette (marrone) e delle aree designate a diventare arre protette, esempio di conservazione in situ.
Ex situ
Per conservazione ex situ si intende la modalità di prelievo di specie minacciate o rare dal loro habitat naturale e la loro tutela in luoghi appositamente predisposti alla loro accoglienza e mantenimento. Si tratta di una strategia fondamentale di conservazione a cui si ricorre quando la conservazione in situ risulta insufficiente. La conservazione ex situ si attua presso zoo, acquari, vivai, orti botanici, arboreti e banche (dei semi, di pollini, di colture cellulari, ecc.). Queste strutture non hanno solo lo scopo di conservare le specie ed il loro patrimonio genetico in ambienti adeguati, ma possiedono anche un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione del pubblico sull’importanza della salvaguardia della biodiversità e nella raccolta di fondi da destinare alla conservazione. Inoltre, hanno una posizione chiave nel rendere disponibile il materiale per fini di ricerca scientifica, sia per incrementare le conoscenze sul ciclo biologico delle varie specie, sia per elaborare ex situ tutte le strategie da sperimentare in situ per ricostituire o restaurare gli ecosistemi naturali degradati. Esempio di questa particolare tecnica: la Svalbard Global Seed Vault, che pone come banca per tutti i semi in caso di eventuali necessità.
Per conservazione ex situ si intende la modalità di prelievo di specie minacciate o rare dal loro habitat naturale e la loro tutela in luoghi appositamente predisposti alla loro accoglienza e mantenimento. Si tratta di una strategia fondamentale di conservazione a cui si ricorre quando la conservazione in situ risulta insufficiente. La conservazione ex situ si attua presso zoo, acquari, vivai, orti botanici, arboreti e banche (dei semi, di pollini, di colture cellulari, ecc.). Queste strutture non hanno solo lo scopo di conservare le specie ed il loro patrimonio genetico in ambienti adeguati, ma possiedono anche un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione del pubblico sull’importanza della salvaguardia della biodiversità e nella raccolta di fondi da destinare alla conservazione. Inoltre, hanno una posizione chiave nel rendere disponibile il materiale per fini di ricerca scientifica, sia per incrementare le conoscenze sul ciclo biologico delle varie specie, sia per elaborare ex situ tutte le strategie da sperimentare in situ per ricostituire o restaurare gli ecosistemi naturali degradati. Esempio di questa particolare tecnica: la Svalbard Global Seed Vault, che pone come banca per tutti i semi in caso di eventuali necessità.
La conservazione della biodiversità avviene, dunque, in modi differenti. Ciò che viene conservato è un'altra variabile, come suggeriscono i dati del grafico.